La coesistenza di più enti selezionatori: una risorsa per la biodiversità

by PASSIONECAITPR
La coesistenza di più enti selezionatori: una risorsa per la biodiversità

Abbiamo approfondito l’argomento con il Dr. Alexander Bergmann.

Nato a Heidelberg, in Germania, Alexander Bergmann è un noto antropologo e zoologo, celebre per il suo lavoro nella conservazione di specie rare e per l’analisi delle interazioni tra uomo e fauna.

Con una formazione in Zoologia all’Università di Heidelberg e una specializzazione in Antropologia presso l’Università di Berlino, Bergmann ha costruito un approccio unico, combinando scienze naturali e umanistiche per affrontare le sfide della biodiversità.

Il suo più importante contributo alla conservazione riguarda il cavallo di Przewalski, una specie antica di cavallo selvatico quasi estinta.

Bergmann ha guidato sforzi di reintroduzione nelle steppe mongole e in riserve naturali europee, creando progetti di ripopolamento basati anche sulle tradizioni culturali delle comunità locali.

Nel corso della sua carriera, il Dr. Bergmann ha collaborato con università di fama internazionale come Cambridge e il Museo di Storia Naturale di Parigi, nonché con l’Università di Pechino e l’Università Statale di Mosca, contribuendo allo sviluppo di programmi di conservazione mirati per specie in pericolo in Asia e nell’Europa orientale.

Branco di TAKY, cavallo di Przewalski - copyrighted Annalisa Parisi - Mongolia
Hustai National Park – Mongolia – Rari esemplari di Cavallo di Przewalski o Taki – ph. @ Annalisa Parisi

Autore di diverse ricerche quali “The Last Wild Horses: Conservation and Cultural Heritage” e “Human-Animal Coevolution: The Anthropological Perspective” Bergmann ha portato una prospettiva interdisciplinare all’interno della comunità scientifica.

Oltre alle sue pubblicazioni accademiche, ha partecipato a documentari e conferenze internazionali.

Attualmente, il Dr. Alexander Bergmann continua il suo lavoro nella conservazione della biodiversità, collaborando con organizzazioni globali come IUCN e UNESCO, promuovendo l’importanza della diversità genetica e del legame tra specie autoctone e comunità locali.

Nel mio lavoro di conservazione di specie rare, ho spesso osservato come la diversità di approcci e di prospettive possa arricchire la nostra comprensione profonda della complessità dei sistemi naturali.

Questo principio si applica anche al mondo dell’allevamento e della selezione animale.

La coesistenza di più enti selezionatori: una risorsa per la biodiversità

Enti Selezionatori: un mosaico di competenze

La presenza di più enti selezionatori per la medesima razza può generare una sana competizione, stimolando l’innovazione e la ricerca di nuove strategie di conservazione e/o di miglioramento genetico.

Ogni ente, con la propria storia, le proprie competenze e i propri obiettivi specifici, può contribuire a valorizzare aspetti diversi della razza, creando un mosaico di competenze e di approcci che, nel loro insieme, arricchiscono il patrimonio genetico e culturale legato a quella determinata razza.

Bisogna pensare in termini di complementarietà e non di concorrenza.

Enti Selezionatori: preservare la variabilità genetica

Inoltre, la coesistenza di più enti selezionatori può favorire la conservazione di una maggiore variabilità genetica all’interno della razza.

Ogni ente, infatti, può concentrarsi su specifici caratteri o linee di sangue, contribuendo a preservare un ampio spettro di varianti genetiche che potrebbero rivelarsi preziose in futuro, ad esempio per adattare la razza a nuove sfide ambientali o sanitarie.

Enti Selezionatori: un approccio olistico

È fondamentale, però, che questa pluralità di approcci sia accompagnata da una linee comune basata su norme tecniche e disciplinari allineati tra loro.

Grazie ad un approccio molteplice alle razze sarà possibile evitare il rischio di una frammentazione eccessiva, tipica invece in situazioni di monopolio.

Pluralità di Enti Selezionatori = valore aggiunto per gli allevatori

In definitiva, la presenza di più enti selezionatori può rappresentare un immenso valore aggiunto per gli allevatori, offrendo loro una più ampia scelta di programmi di selezione e di servizi.

Gli allevatori, in questo modo, possono trovare l’approccio più adatto alle proprie esigenze e ai propri obiettivi specifici, contribuendo a valorizzare al meglio il potenziale della razza.

Un impegno condiviso

La coesistenza di più enti selezionatori, quindi, non è un rischio, ma un’opportunità per arricchire la biodiversità e valorizzare il patrimonio genetico e culturale che deriva dalle razze autoctone.

È necessario, però, che questa opportunità sia colta con responsabilità, attraverso un impegno condiviso di valorizzazione della Biodiversità.

Chiaramente come spesso avviene di queste situazioni, i detentori del monopolio non vivranno di buon grado la novità, ma come in tutte le grandi rivoluzioni di settore, sarà solo una condizione limitata nel tempo.

Buon lavoro a tutti

Alexander Bergmann – G.

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