Catene in bocca? No grazie

by PASSIONECAITPR

In un momento storico culturale in cui la sensibilità verso gli animali, la natura e l’ambiente assume una prospettiva centrale nelle nostre vite, sembra impossibile che si debba trattare un tema del genere.

Una prospettiva che è entrata con fermezza persino nella COSTITUZIONE ITALIANA, e TU, immagineresti mai, nel XXI secolo d. C. di dover assistere ancora a scene di questo genere?


Abbiamo chiesto un punto di vista a Raffaella Scelsi dell’Accademia Equestre SAN PAOLO.

Se non vuoi farti male, fatteli amici.

Questa è una vecchia regola di buonsenso non solo per non creare conflitti, ma per gestire relazioni con esseri molto più forti di noi. L’ho presa larga, ma è un percorso che porta a una riflessione.
Il CAITPR, cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido che rientra nella definizione di KALTBLUT, cavallo a sangue freddo.
Il sangue (caldo o freddo) ha sempre la sua tempra fisiologica, non è un killer, è solo lo specchio di un animale con delle specificità, che rispecchiano una fisicità massiccia. Per di più un cavallo brachimorfo, per la sua specificità è stato per secoli utilizzato nei lavori agricoli e pertanto ha contribuito con il suo lavoro alla civilizzazione dell’essere umano.
Orbene: è proprio quando il cavallo viene vissuto in modo etico e l’uomo si relaziona con quest’ultimo in modo corretto, si sviluppano dei linguaggi e delle comunicazioni efficaci.

Assiomi nati in seno all’Equitazione che qualsiasi uomo di cavalli della vecchia scuola conosce e che ha fatto propri da tempo: “meno usi, più ottieni”.
Qui abbiamo cavalli che arrivano tranquillamente per morfologia a otto/nove quintali, dall’indole tranquilla, ma che riservano grazie al loro aspetto morfologico, una potenza muscolare incredibile.

Il problema nasce appunto dalla capacità (o meno) di gestire questa potenza. Quando l’ignoranza, che si manifesta sotto tantissime forme, arriva a pensare che per gestire un cavallo potente si debbano mettere in uso dei mezzi coercitivi che nessun uomo di cavalli di una volta userebbe, è la FINE!

Insomma, se nell’Equitazione moderna stanno prendendo piede percezioni errate come mettere addosso a un cavallo imboccature tipo tandem, chiudi-bocca e martingale, in contesti meno ambiziosi per gestire questi giganti buoni secondo alcuni, è consuetudine e tradizione mettere delle catene in bocca.
Traduzione: la manifestazione della bestialità applicata all’ignoranza più becera, innanzi tutto per il fatto che la bocca di qualsiasi cavallo è una delle zone più sensibili di tutta la sua fisicità e chi non ci crede è invitato a una seduta da un qualsiasi dentista e farsi smanettare in bocca con un trapano o altro attrezzo senza nessuna sedazione.

In secondo luogo, quando si lavora con animali di tale mole, non bisogna far conto su coercizioni, violenze varie, etc… perché l’animale in questione, ossia nove quintali in movimento, non solo non lavorerà in modo ottimale e in scarsa sicurezza, ma manifesterà rifiuti e difese.

Inutile dire che un animale di otto/nove quintali che si difende da un atto scriteriato come una catena in bocca diviene anche pericoloso. La catena in bocca è una consuetudine non etica (anche considerate le norme sul benessere animale) e ben delinea la tipologia di utenza nella categoria di perfetto troglodita.
Il punto quindi è l’ignoranza, la non conoscenza della psicologia dell’animale, ma soprattutto il non saperlo gestire, oltre una mancanza assoluta di rispetto di tutte quelle dinamiche relazionali che si devono instaurare tra uomo e cavallo che sono la base del vivere con i Cavalli.
Un cavallo gestito con intelligenza e rispetto, senza catene, orpelli, finimenti coercitivi, non manifesta comportamenti pericolosi, difese e rifiuti, al contrario, soprattutto animali cosiddetti a sangue freddo per il carattere equilibrato e dolce che è anche tipico dei giganti che sanno di essere forti e potenti, che non hanno nessuna intenzione di fare del male a nessuno, a meno che non siano messi in condizione sempre a causa dell’ignoranza, del senso becero di dominanza e della paura.

Insomma con gli animali non si combatte, non si litiga, ma con intelligenza e senza catene ci si relaziona.

“Fate del cavallo un compagno e non uno schiavo, vedrete che amico straordinario è capace di essere…”

Nuno Oliveira



ABITUDINI? TRADIZIONI E CONSUETUDINI LEGATE A DETERMINATI GRUPPI SOCIALI?

Nel 2023 non può più essere tollerato.

Sentir parlare, sempre nel 2023 di corsi di “ammansimento” già denota una modalità di approccio che esula fin dai principi dalle buone pratiche enunciate nell’Arte dell’Equitazione.

Nell’era di internet, tante nozioni sono disponibili in formati molto economici (video, lezioni, ebook) ed è un vero peccato che la rete venga sfruttata solo per auto-celebrarsi e assai poco per migliorarsi.

La domanda sorge spontanea: ma a cosa serve fare giornate cosiddette di STAGE/CLINIC se poi a parte le sceneggiate (con tanto di foto “civetta” solo per far scena) poi durante gli eventi le “buone pratiche” non vengono messe in pratica e si continua (purtroppo) a vedere conduzioni modello “frate campanaro” con strattonate che servono solo a spaccare la bocca a quei poveri Cavalli?

Purtroppo avevamo già letto di queste atrocità in un articolo di Horse Angels durante Fieracavalli.

UN VIDEO SU CUI RIFLETTERE

Pescasseroli 2023 – Presentazione Stalloni

PASSIONECAITPR PRENDE LE DISTANZE

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