Paolo Piccolino Boniforti, direttore tecnico dell’Associazione Nazionale Allevatori PASSIONECAITPR M.G.P.S. ci racconta in breve la sua esperienza personale.
Oggi voglio parlarvi di Konrad Lorenz, premio Nobel per la Medicina assieme a Nikolaas Timberger e Karl Von Frisch, ritenuto il padre della moderna etologia, autore tra i tanti titoli anche del famosissimo Anello di Re Salomone.
Nell’introduzione del suo libro troviamo questa considerazione: “lo studio degli animali esige una familiarità così immediata con il mondo animale, ma anche una pazienza così disumana, che non basterà a sostenerlo il solo interesse teorico, se mancherà l’amore”.
Lorenz sottolinea per l’intera lettura che non basta un approccio accademico e meramente tecnico alle osservazioni, ma è indispensabile possedere un’alta dose di empatia e complicità che ci mettano sullo stesso piano del soggetto che stiamo accuratamente osservando e sul quale stiamo indagando.
É da poco iniziato il periodo delle nascite e molti di noi si trovano impegnati nella gestione dei puledri: un fattore che molto dipende dalle caratteristiche dell’allevamento.
Pascolo, pascolo condizionato, box con paddock, box semplice…
E forse, ancor più, dalla tipologia di Allevatore, amatore o professionista che sia.
Partendo da queste due condizioni non si può prescindere dal fare alcune cose importantissime, che richiederanno qualche ora di tempo, ma che ci apriranno le porte del successo con il nostro futuro cavallo.
Bisogna ricordare che Konrad Lorenz ed i suoi colleghi teorizzarono e posero le basi di tutti gli studi di etologia individuando la distinzione tra comportamenti innati ed acquisiti.
Inizialmente si parlò di IMPRINTING: termine che comunemente viene usato come la somma dei due.
L’imprinting è una risposta predeterminata a una determinata situazione che si crea in un arco temporale preciso.
Martina, l’oca di Lorenz, appena nata fissò e memorizzò nella sua mente l’immagine che vide per prima (Konrad Lorentz nella fattispecie) come la propria madre, e fu automaticamente indotta a seguirlo e ad apprendere i suoi insegnamenti.
Nel mondo animale esistono moltissimi esempi di istintualità genetica innata come quella delle tartarughe marine che appena nate corrono verso l’acqua e una volta raggiunta affrontano immediatamente e senza alcuna assistenza la loro prima nuotata verso la vita.
Di contro molti mammiferi – e non ultimi i cuccioli di uomo – rimangono per molto tempo in gestione dei propri genitori prima di rendersi autonomi.
Nei cavalli (mammiferi, pascolatori e predati) il puledro deve alzarsi sulle proprie gambe e deambulare velocemente in brevissimo tempo.
Questo semplicemente per sopravvivere.
La madre deve insegnare velocemente e con persistenza le prime nozioni, che nel cavallo dureranno tutta la vita.
Per semplificare è come quando noi compriamo un computer ed il venditore dispone di un tempo “ics” (X) per implementare software ed applicazioni che noi utilizzeremo in una fase successiva in base ai nostri bisogni e necessità.
Sia noi che il nostro puledro avremo poi il tempo di imparare ad usare le utility di certi programmi e se siamo portati, orientati, formati, e stimolati, le nostre prestazioni aumenteranno in maniera proporzionale.
Sono del parere che la definizione del Dr. Robert M. Miller, medico veterinario e codificatore di pratiche di imprinting- imprinting, debba essere affiancata da TRAINING definito come “modellamento di un comportamento e metodi di modificazioni dello stesso che coinvolgono risposte convenzionali di apprendimento”.
Cioè insegnare a un puledro ciò di cui avrà bisogno di conoscere per comportarsi come un animale adeguato per il resto della sua vita. Ciò può essere fatto gradualmente nei primi giorni di vita.
Il parto delle cavalle è spesso veloce. La giumenta partorisce da terra e alzandosi provoca la rottura del cordone ombelicale.
Dopo inizia a leccarlo asciugandolo, riscaldandolo e stimolandolo.
É in questa fase che avviene l’IMPRINTING.
Il puledro riconosce la propria madre e si prepara a seguirla sino allo svezzamento.
In maniera innata si garantisce la propria sopravvivenza.
In questa fase l’istinto di fuga non è ancora attivato, lo imparerà dopo poco con l’esempio della madre e dagli altri membri del branco.
É questo il momento topico perché l’uomo intervenga.
Può strofinarlo, accarezzarlo, fargli percepire il proprio odore.
Ciò porterà l’uomo sullo stesso piano della madre e ad essere accettato con fiducia e sicurezza.
Dalla mia esperienza personale ho osservato che se non si procederà con velocità altrettanto precocemente il puledro alla vista dell’uomo cercherà protezione nella madre e negli membri del branco.
Aver stabilito questa connessione permetterà al puledro di non vederci come un pericolo.
Un ottimo sistema è consolidare con il giusto atteggiamento, contestualmente, anche il rapporto fiduciario con la madre.
É frequente vedere al pascolo il puledro cosiddetto “imprintato” che si stacca dal branco e dalla madre per venire incontro al suo amico e aspettare di giocare e interagire con lui.
Vediamo ora quali sono i giusti “tocchi” di imprinting sul puledro .
É importante non esagerare con gli stimoli, ma essere in grado di dosarli senza invadenza.
Le carezze, mai aggressive, possono essere persistenti sino al momento in cui il puledro si rilassa accettandole.
In questo modo riusciamo ad edificare il legame affiancando e strofinando il puledro accanto alla madre in un gioco scambievole di contatti.
Se il puledro accetta bene questi primi “TOUCH” in piedi, possiamo proseguire anche quando si sdraia, cosa assai frequente durante le primissime ore di vita.
Se ce lo consente senza mostrare riottosità, una volta che si sdraia possiamo metterci alle sue spalle mettere il braccio attorno al collo con leggerezza e iniziare a massaggiare la canna nasale, gli occhi, tutta la regione facciale.
Possiamo usare le dita con morbidezza massaggiando la narice destra e poi la sinistra.
Uguale per le orecchie. Sia internamente che esternamente.
Poi si può passare alle spalle scendendo alle gambe flettendole e estendendole. Idem con i piedi, la bocca, la coda, etc…
Il tutto sempre con estrema ponderatezza.
Quando il puledro si gira è buona pratica ripetere le manovre anche sulla parte opposta.
Una serie infinita di azioni che un domani affronterà quotidianamente con veterinari, maniscalchi, dentisti, pareggiatori.
Con il passare dei giorni e poi dei mesi si può iniziare a fare queste manovre con costanza introducendo anche oggetti rumorosi: un sacchetto di plastica, un panno bianco, una tosatrice.
Se siamo stati veloci e persistenti dando le giuste pressioni sino al rilassamento della zona interessata, potremo lasciare il puledro alla mamma che lo farà alzare e si preparerà alle sue lezioni di vita.
Uno splendido rapporto e una splendida nuova carriera è appena iniziata.
Che si passi pure ai festeggiamenti con un bel calice di bollicine.
Buona vita!
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